Catania. Il senso dei fatti di Palermo? Sta in «una mistificazione condotta per decenni da chi vuole deformare la realtà per tornacontismo politico». Ed è «l’emblema di una parodia sulla quale alcuni costruiscono ancora carriere politiche». Enrico Trantino parla dell’aggressione all’esponente di Forza Nuova. E da destra – lui, dirigente di Fratelli d’Italia, fra i fondatori di #DiventeràBellissima, oltre che figlio di Enzo, ex Msi padre nobile della droitesiciliana – dà un’altra lettura. Basata sulla «forza delle parole». Perché, sostiene Trantino, il termine “fascista” è «un comodo involucro per mascherare la violenza commessa da gente che si fregia spesso di un’appartenenza, il comunismo, che ha prodotto altrettanta violenza».
Avvocato Trantino, qui c’è il rischio di spostare le lancette della nostra storia indietro di quarant’anni.
«Anche di più. Perché nel nome di fenomeni estinti settant’anni fa non si può alimentare una spirale di violenza che si autoalimenta per l’istinto reattivo contro il fascismo. È da irresponsabili. E l’irresponsabilità è direttamente proporzionale al ruolo pubblico che si riveste. È diverso se ti chiami Peppe Nappa o Boldrini…».
Ma c’è un punto di partenza imprescindibile: esaltare il fascismo è reato; sull’antifascismo si fonda la nostra Costituzione. La violenza va condannata, ma non si possono mettere sullo stesso piano le due parti.
«È chiaro che la violenza va condannata, chiunque la provochi. Ma bisogna chiamare chi la commette con il loro nome: sono idioti, irresponsabili. Sempre e comunque, a prescindere dall’appartenenza politica. Chi usa l’etichetta di “fascisti”, però, commette due errori: uno di onestà intellettuale, magari alimentato dal tornaconto di chi ha fondato intere carriere politiche sull’antifascismo; l’altro di miopia politica perché si dà visibilità, accendendo i riflettori mediatici, su Forza Nuova, che non aspetta altro».
Se chiamiamo quelli di Forza Nuova soltanto «irresponsabili», sottaciamo però la loro stessa essenza politica. Il loro, nei confronti del fascismo, è molto più che un ammiccamento.
«È uno spauracchio anacronistico. È semplicemente un aspetto caricaturale. E chi lo strumentalizza favorisce una cultura di contrapposizione violenta, se non quando armata. I movimenti estremisti, talvolta, aggregano anche disadattati, gente con problemi. Non possiamo fornire loro visibilità, né agibilità politica. Non sono un sociologo, ma penso di applicare fondamentali principi di buon senso».
Lei viene da una tradizione missina. C’è qualcosa delle idee di Forza Nuova che condivide?
«Ripeto: sono caricature. In Casa Pound c’è qualche contenuto politico. In Forza Nuova non c’è nulla che io abbia mai condiviso. C’è molta più vicinanza nelle esperienze sociali di Casa Pound e di Potere al Popolo che fra Forza Italia e Pd».
Questa forse non l’abbiamo capita…
«Le istanze sociali di certa destra e di certa sinistra non sono così distanti. Io, ad esempio, parlo più facilmente con uno di Potere al Popolo che con un renziano tipo Sammartino. Anzi, con lui non ho mai parlato…».
Come si esce da questa spirale di violenza sull’asse fascismo-antifascismo?
«Abbassando i toni. Come Benigni nella scena finale de “La voce della luna” di Fellini: “Se ci fosse un po’ più di silenzio, se tutti facessimo un po’ di silenzio, forse qualcosa potremmo capire…”. Ora, bisogna urlare il meno possibile. Anzi: fare silenzio. E provare a capire…».
Basta soltanto questo?
«No. Le parole hanno una loro forza. È un grave errore usare “fascista” come un comodo involucro per mascherare la violenza commessa da chi si fregia di un’appartenenza, il comunismo, che ha prodotto altrettanta violenza. È una spirale pericolosa: Totò Riina non può gridare “assassini!” a Rosa e Olindo… È buono e giusto manifestare a Macerata in nome dell’antifascismo, è sbagliato cantare “Ma che belle son le Foibe da Trieste in giù…”, così come è deprecabile picchiare un carabiniere. Ognuno deve assumersi le responsabilità delle proprie azioni. E delle proprie parole».
Twitter: @MarioBarresi – La Sicilia del 22/02/2018
chi è
Enrico Trantino, avvocato penalista, fu consigliere comunale del Msi a 23 anni; defilatosi da An, ha poi militato ne La Destra di Storace; fra i fondatori di #Diventerà-Bellissima, è dirigente di FdI