Il mondo, rispetto ad appena un decennio fa, è radicalmente cambiato. Sono due le date fondamentali che hanno cambiato la struttura e la velocità del mondo in cui viviamo: 9 novembre 1989, 15 aprile 1994. Mentre la prima è una data piuttosto famosa, il crollo del muro di Berlino, il big bang della storia contemporanea, la seconda è piuttosto misteriosa. La seconda data è il 15 aprile 1994, il giorno della stipula a Marrakech, in Marocco, dell’accordo WTO (World Trade Organization) sul libero commercio mondiale. da quella data il mondo non sarebbe stato, e difatti non lo è, più lo stesso. Dalla piena attuazione di quell’accordo, e quindi dal 2001, le forze mondiali si sono scatenate. Il mondo arabo ha reagito in negativo con gli attentati all’occidente che tutti conosciamo. Il mondo asiatico ha invece reagito in positivo, ed è così che dopo il muro di Berlino è caduto anche il muro di Pechino. La Cina è diventata membro del WTO l’11 dicembre 2001. Sono occorsi decenni per integrare il mondo europeo, il Trattato di Roma è infatti datato 1957 mentre le frontiere sono definitivamente cadute nel 2001. Perchè il mondo si trasformasse in un mercato unico ci sono voluti soltanto cinque anni.Il 1989, con il crollo del muro di Berlino, segna la crisi sia del comunismo che del liberismo. Sostituiti entrambi da un’ideologia nuova: il mercatismo, l’ultima follia ideologica del Novecento. Il liberalismo si basava su di un principio di libertà applicato al mercato. Il comunismo su di una legge di sviluppo applicata alla società. Il mercatismo è la loro sintesi perchè applica al mercato una legge di sviluppo lineare e globale. Il mercatismo fa convergere sulla stessa scala offerta e domanda, produzione e consumo e, per forza, normalizza tutto. Il mercatismo produce “il pensiero unico”.Mai l’occidente potrà competere con i salari, con la produzione di lovoro dell’oriente, dell’Asia e della Cina in particolare. Pensate a quale sarà, e già adesso è, la domanda di materie prime, di energia e di petrolio di questi paesi in via di sviluppo e che aumentano in maniera esponenziale la popolazione. Oggi ad un’azienda europea conviene andare a produrre in Cina i prodotti di fabbrica, lo deve fare se vuole competere con i prezzi del mercato globale, in questo caso diminuisce l’occupazione europea. Oppure i salari europei devono scendere, in questo modo il salariato europeo si troverà nella morsa di un salario più debole e di un costo dell’energia più elevato. Da questo il Fantasma della Povertà, ecco l’assenza del Welfare State, ecco l’assenza dello Stato Sociale.Una soluzione a tutto questo c’è, la soluzione sta nella politica, la soluzione è la politica. La politica deve ritornare prepotentemente a fare la politica di uno stato, di una nazione, di un continente, di un popolo. Qual’è, al momento, la politica dell’Europa se non quella economica?Il primo pensiero politico organizzato è stato espresso da platone nella Repubblica. Qui la politica è téchne, nella forma superiore: ” E téchne politiké“. L’immagine usata da Platone è quella del timone come strumento di governo della nave. Un’arte, la politica, che tra le arti è la più complicata, perchè occorre insieme conoscere la nave ed il suo equipaggio, la superficie del mare, i fondali, le stelle. Non possiamo fermare il mondo, ma dobbiamo capirlo e muoverci di conseguenza. I marinai sanno che non si governa il mare ma la nave, che si manovrano le vele e non il vento, ed è proprio così che la nostra nave deve provare a prendere il largo, se non vuole affondare in porto. La crisi che viviamo non è solo una crisi economica. E’ soprattuto una crisi sociale e morale. E’ la crisi del modello europeo finora dominante in Europa ed è il prodotto di un errore. Il mercatismo, la riduzione ideologica dell’uomo nel mercato – esisto per consumare, consumo e dunque esisto -, basa infatti la sua essenza su di un calcolo troppo sintetico, un calcolo che si sta dimostrando sbagliato.Occorre nuovamente una politica di ideologia in Europa. Occorre una politica che basi le sue fondamenta sulle radici giudaico-cristiane dell’Europa perchè per la difesa dell’Europa non basta solo il PIL ma serve un demos. Demos non è solo una demografia positiva, è qualcosa in più, è una visione strutturata e stabilizzata della società: sicurezza sul alvoro, per fare una famiglia con i bambini; sicurezza sociale, per programmare con serenità il proprio futuro nel bisogno e nella vecchiaia; sicurezza portata dalla garanzia della legge e dell’ordine. Per il demos serve la politica ma alla politica serve un ethos, una cultura ed uno spirito collettivo positivo. I popoli domandano e i poteri devono saper rispondere, serve un ordine morale. Un nuovo ordine morale porta infatti con sè anche progresso economico, ma senza un nuovo ordine morale ci sono solo declino generale e conflitto sociale.

Leggi: Giulio Tremonti – La Paura e La Speranza – Mondadori Editore.

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