Si tratta di un autentico “caso editoriale”. Capace di generare, attraverso quasi 90 presentazioni in tutta Italia, un’opera teatrale, cinque nuove intitolazioni di strade (una delle quali anche a Ragusa) e altre dieci in via di attuazione. Il libro “Sergio Ramelli, una storia che fa ancora paura” è stato presentato nei locali della Scuola regionale di sport della Sicilia dall’associazione “Ragusa in Movimento” alla presenza dell’autore, Guido Giraudo, storico rappresentante della Destra milanese. Ad introdurre i lavori il presidente dell’associazione, Mario Chiavola, presente assieme a Michele Savarese, che ha parlato di un episodio che ancora oggi è destinato a tenere deste le coscienze e che mette a nudo certe gravi criticità del sistema. Chiavola, tra l’altro, ha ricordato che nel 2009, da consigliere circoscrizionale, ha fatto in modo che una via della città potesse essere intitolata proprio a Ramelli. L’autore ha spiegato: “Quando iniziammo, nel 1997, a portare la storia di Sergio in giro per l’Italia, i ragazzi più giovani ci ascoltavano spalancando gli occhi, increduli che nel nostro Paese si fosse potuti arrivare a tali soglie di barbarie impunita. Oggi, quando raccontiamo delle violenze bestiali di quegli anni e della loro genesi, sempre più spesso siamo costretti a fare il paragone con quello che sta succedendo sotto i nostri occhi: i fatti di Genova, le violenze dei Centri sociali, la morte di Carlo Giuliani, le sacche di impunità garantita che consentono a frange di teppisti di prosperare al di fuori della legalità, proprio come negli anni Settanta. Un copione già visto, una trama già scritta”. Sergio Ramelli era un militante del Fronte della Gioventù ucciso dagli antifascisti a Milano nel 1975. Era il 13 marzo e fu aggredito sotto casa. Due persone gli spappolarono il cranio a colpi di chiave inglese. Ramelli morì dopo 47 giorni di agonia. Chi era la vittima e perché fu ucciso con tanta violenza? In che clima era maturato quell’omicidio così bestiale? E chi erano i carnefici: teppisti, killer professionisti, mafiosi? No, studenti universitari di Medicina. Perché uccisero, allora? Forse accecati dall’ira, dalla gelosia o dalla paura? No, neppure conoscevano la loro vittima. Colpirono solo in nome dell’odio politico. Ci vollero dieci anni per assicurarli alla giustizia, ma oggi è stato finalmente possibile ricostruire tutte le tappe di quella tragica vicenda. Giraudo si è mosso tra atti giudiziari, articoli di giornali e testimonianze dirette per scoprire che ad armare la mano degli assassini fu una spietata ideologia, che in Italia aveva – ed ha – importanti complicità, potenti connivenze e forti leve di potere. Ecco perché questa è una storia “che fa ancora paura”. Alla fine della presentazione del libro, in gruppo, dalla Scuola dello sport, ci si è mossi verso via Ramelli, alla periferia di Ragusa, per depositare una corona di fiori in onore alla memoria del giovane studente ucciso dall’odio politico.