Cit. “Fascisti, carogne, tornate nelle fogne!” è uno degli slogan che meglio descrivono il clima arroventato e avvelenato degli anni di piombo. Stava a significare che chi non stava dalla parte dei gruppi che imperversavano nelle piazze reclamando l’avvento del comunismo non aveva diritto di cittadinanza. Né di espressione. Né, spesso, di esistenza: doveva “fare la fine di Mussolini” e stop. In quell’atmosfera di soffocante intolleranza, c’era però chi resisteva e non si arrendeva, coltivando nel ghetto in cui era stato costretto i propri sogni di una rivoluzione di diverso segno. Per costoro, le fogne in cui li si voleva ricacciare erano le nuove catacombe, da cui speravano di far sorgere un mondo nuovo, libero dalla tirannia del denaro e dei consumi ma anche dalle utopie egualitarie. “La voce della fogna” era, per molti di loro, un manuale di sopravvivenza: una rivistina che cercava di tracciare i contorni di una visione del mondo alternativa occupandosi di politica ma anche di cinema, di musica, di letteratura, di teatro, di fumetti, di satira, di etica. 

La Voce della Fogna – Giornale differente

Perchè La Voce della Fogna. La Voce della Fogna fu un foglio satirico/ideologico, redatto dal dicembre 1974 fino alla primavera del 1983, negli ambienti della destra missina ed in particolare della cosiddetta Nuova Destra. Fu una pubblicazione improntata all’ironia critica nei confronti sia degli avversari politici della sinistra sia del Movimento Sociale Italiano stesso. Uscirono in tutto trentuno numeri con cadenza quasi mensile. La Voce della Fogna. Giornale differente, così era denominata la testata, si trattava della rielaborazione, in termini originali, del foglio satirico francese Alternative, animato dal disegnatore Jack Marchal, inventore delle strisce animate dai giovani topi, divenuti poi il simbolo della rivista stessa. L’idea di una pubblicazione prese corpo nel luglio 1974 quando alcuni militanti “non allineati” del MSI fiorentino, tra cui Marco Tarchi, futuro leader della Nuova Destra, e Susanna Tre Re, conobbero a Parigi alcuni esponenti della Nouvelle Droite francese. L’incontro venne organizzato dal disegnatore Jack Marchal, conosciuto dai militanti missini al campo scuola del Fronte della Gioventù di Montesilvano nel 1972. All’appuntamento estivo aveva partecipato anche una delegazione del movimento Ordre Nouveau. L’obiettivo della pubblicazione, secondo Marco Tarchi, «era quello di disporre di un veicolo moderno e dotato di linguaggio immediato con cui replicare, in tono ironico, agli intenti di delegittimazione degli avversari (lo slogan: Fascisti carogne tornate nelle fogne) e nel contempo proporre un’operazione di stile, cioè, lo svecchiamento della stanca immagine del neofascismo, la correzione di atteggiamenti inguaribilmente démodés. Il nostalgismo era l’unico nemico dichiarato».

Dopo questa breve premessa sulla gloriosa testata degli anni ’70 (estrapolata da wikipedia) è giusto comunicarvi il perchè ho intitolato il mio blog La Voce della Fogna. Perchè la situazione politica attuale ha perso ogni riferimento ideologico ma si basa su una politica personalistica. Oggi, a mio parere, mancano i riferimenti culturali e ideologici nella classe politica dirigente. Oggi la politica la fanno gli yes man nominati in Parlamento da leader di partito (colpa della legge elettorale attuale che ha annullato la sovranità popolare di scegliere il proprio rappresentante). Oggi manca una classe politica capace di dare un indirizzo ideologico e quindi culturale definito. Qualche giorno fa, il Presidente della FIAT, Luca Cordero di Montezemolo, ha dichiarato: “piu’ poveri rispetto a dieci anni fa per fallimento della politica, senza distinzione tra destra e sinistra”. Questa frase la condivido appieno. Se un lato della medaglia è quello che saranno magari finiti i periodi degli scontri ideologici, delle diversità fra fascisti e comunisti, l’altro lato evidenzia che senza una programmazione ideologica e culturale non può intravedersi un futuro chiaro per l’Italia. In questo blog, come sempre, voglio essere libero di dire tutto ciò che penso senza se e senza ma. Non ho messo un logo di partito, un simbolo. Oggi non mi identifico in nessuno dei partiti presenti nel panorama politico italiano. La politica si fa con gli uomini, con i partiti (che non siano solo un contenitore di voti) ma soprattutto con le idee. Il partito è un luogo di scambio di opinioni, di spartizione di potere (per chi ne ha avuto la possibilità), di comunità. In un partito si cresce politicamente tutti insieme. Non si appartiene a nessuno, non esistono berlusconiani o finiani, veltroniani o bersaniani, ma correnti ideologiche. In un partito non sono importanti gli uomini ma le idee. Io ritengo di non appartenere a nessun politico ma ad un ideale che è insito dentro me e con il quale sono cresciuto.

Con affetto, Mario Chiavola.

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