Che l’esecuzione di Benito Mussolini e, conseguentemente, quella di Claretta Petacci in quel di Giulino di Mezzegra , non siano state un atto spontaneo dei partigiani che li avevano catturati durante la fuga verso la Svizzera, è opinione condivisa e diffusa da molti storici. La domanda che ci si pone costantemente è riguardo chi avrebbe dato l’ordine di non far arrivare il Duce a processo sano e salvo.
Alcuni elementi utili a far luce sulla vicenda emergono dalla pubblicazione dei diari di Vanni Teodorani, direttore della rivista Asso di Bastoni e genero di Arnaldo Mussolini. I figli del congiunto di Mussolini, Anna e Pio Luigi hanno deciso di rendere noto al grande pubblico il testo integrale degli scritti del padre, il quale aveva già pubblicato ampi stralci negli anni 50 sull’Asso.
Secondo quanto emerge dagli scritti del Teodorani, la morte di Benito Mussolini sarebbe stata ordinata da Winston Churchill, per evitare che venissero rivelati i fitti scambi fra governo italiano e inglese, volti ad allearsi con Hitler contro l’avanzata sovietica. Dunque per il premier inglese, un Mussolini in vita sarebbe stato controproducente per la propria immagine. La narrazione dei fatti è abbastanza dettagliata. Quando Mussolini venne arrestato dai partigiani di Dongo, lo consegnarono ad Antonio Spadea, un brigadiere della Guardia di Finanza, il quale avrebbe dovuto consegnarlo a un ufficiale dello stesso corpo che poi l’avrebbe consegnato agli statunitensi. Questi ultimi volevano infatti sottrarlo dalle mani dei partigiani rossi ma non vi riuscirono. Sfruttando la provincialità degli italiani, un britannico si spacciò per ufficiale americano e si fece consegnare il Duce, lasciandolo poi nelle mani dei partigiani di Walter Audisio, nome di battaglia Valerio, che erano arrivati ben poco casualmente sul posto.
Il tutto si intreccia con la presenza di Bogomoloff in zona, un ufficiale russo che dava ordini ai comunisti e allo stesso Togliatti, il quale nelle trasmissioni radio dava per scontata la morte del Duce ancora prima che si sapesse.
Teodorani parla quindi esplicitamente di una macchinazione di inglesi e russi che delegarono il lavoro sporco ai partigiani garibaldini. Uno schema, dice il Teodorani, ben noto, in quanto già in Spagna gli inglesi agivano a braccetto con i sovietici. Il diario aggiunge elementi a una storia che fino ad oggi, pur se conosciuta nelle linee essenziali, rimane oscura.
Che Churchill e Mussolini fossero in contatto, come già detto è assodato, ma che l’ordine di morte sia arrivato dagli inglesi non è ancora confermato. Si sa invece che il premier inglese si occupò personalmente di condurre delle ricerche piuttosto approfondite sia sul lago di Como, dove si trova Dongo (dove si intreccia anche la triste vicenda dell’oro di Dongo) , sia sul lago di Garda dove si trova Salò.
*“Quaderno ‘45/’46 ” di Vanni Teodorani, Editrice Stilgraf, Cesena. Prezzo: 12 euro