È inutile negarlo. L’antifascismo odierno è una caricatura. Una volgare pratica di adattamento ai reali rapporti di forza capitalistici. Da seria pratica politica e culturale di opposizione al colonialismo e di affermazione della sovranità patriottica dello Stato italiano, l’antifascismo diventa, nel secondo Novecento, una caricatura fumettistica di legittimazione del market system mediante il dirottamento delle armi della critica verso il perenne nemico fascista in realtà inesistente (oggi mero ens imaginationis) e, di più, falsamente identificato con ogni progetto di resistenza al mondialismo capitalistico mediante proposte di risovranizzazione e di ripoliticizzazione dell’economia.

Il benemerito ed eroico antifascismo di Gramsci era patriottico, anticapitalista e in presenza reale di fascismo. Dal canto suo, l’odierno antifascismo della new left e globalista, ultra-capitalista e in assenza totale di fascismo. In quest’ottica si spiega la natura metamorfica delle sinistre che oggi seguitano lungo la via dell’antifascismo in assenza di fascismo per non essere anticapitaliste in presenza di capitalismo. Dal Sessantotto e, a maggior ragione, dopo l’Ottantanove, l’antifascismo diventa un dispositivo ideologico a beneficio del regime liberal (e della sua new left di completamento ideologico), che lo impiega per tutelarsi dalle critiche elaborate dagli avversari del globalismo della democrazia di libero mercato e dal possibile pericolo di un reale esercizio democratico realizzato dal corpo sociale ed elettorale in vista del recupero dei propri diritti di sovranita in ogni ambito.

E’ anche grazie alla fiction politica e culturale del sempre nuovo nemico fascista da abbattere e contro cui vigilare che le sinistre, per un verso, si legittimano combattendo il nemico non più esistente e accettando pie-namente quello imperversante (l’integralismo economico); e, per un altro verso, possono fornire sempre di nuovo il loro appoggio alle forze e ai partiti di rappresentanza dell’élite globalista, sostenuti come pur sempre preferibili rispetto alle forze “fasciste”, ossia a tutte quelle che, in reale antitesi con l’ordine dell’aristocrazia finanziaria, sono state ostracizzate come “fasciste” da quest’ultima mediante l’usuale vocabolario della neo-lingua.

Diego Fusaro su Il Fatto Quotidiano

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