Sarà la fase di confusione e di scontri aperti nei partiti di maggioranza o forse la caduta dei ‘veti’ – come li ha definiti Ignazio La Russa, a Roma, mentre ne annunciava la rimozione – nei confronti del movimento guidato da Storace e Musumeci, ma che sia vera l’una o l’altra ipotesi un fatto è certo: la manifestazione regionale di Catania ha fatto registrare il tutto esaurito con centinaia di persone – tra le quali decine di amministratori locali – accorse al Palazzo della Cultura dalle diverse province dell’Isola.«Sapevamo che questa occasione d’incontro avrebbe fatto registrare attenzione non solo nel nostro mondo politico ma anche all’esterno – ha esordito Ruggero Razza – e questo ci deve dare fiducia». Sulle questioni catanesi, il coordinatore de La Destra-As ha ribadito come «in questa città e in questa provincia siamo la dimostrazione che la nostra presenza nelle Istituzioni fa la differenza: è così al Palazzo degli Elefanti, dove l’azione puntuale del gruppo consiliare gode dell’apprezzamento di migliaia di nostri concittadini; è così alla Provincia dove il nostro impulso nella Giunta e nel Consiglio sta contribuendo significativamente all’azione dell’Ente».Sulle tensioni nei rapporti all’interno della maggioranza nazionale si è soffermato Enrico Trantino: «quando abbiamo voluto riaffermare l’esigenza di una politica di destra nel Paese abbiamo compiuto un atto di coerenza e di profonda adesione a valori sociali e tradizionali che non possono disperdersi. Ecco perché oggi, mentre appaiono molte contraddizioni, emerge l’esigenza di una presenza politica attiva, la nostra, che può arricchire, in Sicilia come a Roma, un sistema politico che sembra collassare su sé stesso».Nel corso dei lavori è intervenuto l’assessore comunale alla Cultura, Fabio Fatuzzo, che ha portato il saluto dell’amministrazione e che si è soffermato su vicende dell’attualità politica e delle diverse scelte compiute negli anni dalla Destra siciliana, fino a ricordare che «forse è stato un errore alcuni anni fa non compiere tutti assieme una battaglia politica per portare la Destra di allora alla guida del governo regionale. Senza guardare al passato e alle scelte tattiche diverse compiute, esiste comunque – ha detto Fatuzzo – un comune denominatore valoriale tra chi proviene dalle stesse esperienze e, a partire dalle elezioni regionali del prossimo marzo, è importante che La Destra assieme tutte le forze di centrodestra abbia trovato una sintesi comune».Il segretario regionale, Gino Ioppolo, ha ricordato che «la nostra forza politica non è nata per isolarsi, ma per contribuire fattivamente con il proprio bagaglio di esperienze alla rinascita del territorio. Nessuno potrà mai dire che abbiamo compiuto scelte per interesse personale o per la gestione del potere: per noi il governare significa rispondere ai bisogni della gente e realizzare una società migliore». Sull’organizzazione del partito, Ioppolo ha ricordato che «stiamo riorganizzando la nostra presenza sul territorio: gli strumenti sono la campagna adesione (in corso fino alla fine di dicembre) e la promozione di occasioni d’incontro in tutta la Sicilia».«Abbiamo scelto come tema di questo convegno – ha detto Filippo Cangemi, vicesegretario e coordinatore palermitano del partito – il sentimento nazionale e l’identità regionale perché vogliamo ricordare a tutti che la battaglia per la buona politica va intanto costruita e vinta nella classe dirigente siciliana. Ci sarà qualcuno che dovrà rispondere – ha sottolineato l’ex vicepresidente della Provincia regionale del capoluogo siciliano – della differenza che emerge tra le città del nord e quelle del sud: se da noi il governo manda soldi per ripianare i debiti, come a Catania e Palermo, mentre altrove vengono investiti per infrastrutture e servizi, la colpa la dobbiamo cercare a casa nostra».Nel suo intervento di chiusura Musumeci ha parlato a tutto tondo delle vicende politiche e degli impegni prossimi. «Se i riferimenti temporali hanno un senso, oggi ci vediamo nel mese di novembre del 2009 e proprio dieci anni fa iniziammo a rivendicare la piena attuazione dell’Autonomia siciliana, nel partito e nelle Istituzioni. Da allora tante cose si sono verificate e ogni volta siamo stati chiamati a scelte difficili, ma mai sofferte. Se ci fate caso – ha detto rivolgendosi alla platea – i temi attorno ai quali ci siamo caratterizzati sono parte integrante dell’agenda politica siciliana e nazionale. Questo per noi dev’essere motivo di soddisfazione e deve indurci a fare sempre di più».Il leader siciliano de La Destra-As si è poi concentrato sui nuovi rapporti tra centrodestra e il partito guidato da Storace: «quando siamo nati avevamo il compito di rappresentare un elemento di coerenza e novità nella coalizione guidata da Berlusconi. Oggi quelle condizioni si stanno determinando, anche se il momento è difficile: il governo nazionale e il governo regionale stanno affrontando fasi dagli esiti incerti. Noi auguriamo sia a Berlusconi che a Lombardo di potere proseguire l’azione riformatrice per la quale sono stati votati, alla quale potremo dare il nostro contributo con linearità e coerenza». Sulla crisi economica Musumeci è stato perentorio: «voglio citare due esempi: quello di Termini Imerese e quello dei lavoratori agrumicoli. Nel primo caso assistiamo al solito tentativo della Fiat di privatizzare gli utili e socializzare le perdite ed è inaccettabile che ad annunciare la chiusura dello stabilimento sia lo stesso Marchionne che ha preteso dallo Stato soldi per gli incentivi. Quanto all’agricoltura i dati resi noti nei giorni scorsi indicano perdite di occupazione per ventunomila persone solo in Sicilia e solo negli ultimi sei mesi. Di fronte a tutto questo chi governa deve risposte e noi sosterremo le iniziative che muoveranno nella giusta direzione».

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