Forse sono stato uno dei pochi a leggere le bozze del libro di Tuccio quando ancora erano su word, sono certo però che quei racconti hanno contribuito ad accrescere in me un interesse per la storia ragusana più di quanto abbiamo fatto molti relatori, in altrettanti convegni. “Gino, mio padre” è un libro-racconto che mette in luce almeno vent’anni della società nella piccola provincia siciliana fatta di lavoro, doveri, ideali, svago e caffè. Venti anni a cavallo fra i due conflitti mondiali, un paese che cambia, una provincia che nasce, una società che si evolve. I racconti di vita militare, il “treno di cicciu piecura”, la guerra e la prigionia, i moti del “non si parte”, le stravaganze tipiche dei giovani di quegli anni; e poi i paradossi come quello della licenza di caccia. Una società priva della TV, della Play Station e di internet ma che di certo non si annoiava mai e che certamente era anche più sana rispetto a quella degli anni a venire, indaffarata com’era nello svolgere le azioni quotidiane.
Tuccio Battaglia, nel suo libro (ricco anche di immagini e aneddoti) racconta le storie di suo padre, che sono poi le storie di molti, ripercorrendo così, con particolare maestria e semplicità, la vita della piccola provincia ragusana e dei suoi attori. Un libro da leggere, in una sola notte.
Mario Chiavola