Non è ironico il mio ringraziamento a Gianfranco Fini. E’ un atto di onestà quello che contraddicendo tutti – da La Russa in giù – l’ormai ex leader di An ha compiuto affermando, a chiare lettere, che il Pdl non sarà un partito di destra. Non ne avevamo dubbi. E ha ragione.Quello che è incomprensibile è l’acquiescenza di un mondo che per la destra si è battuto e ora accetta il nuovo corso senza colpo ferire. Senza discutere. Obbedienza e potere.Ero ragazzo quando Vittorio Sbardella, reduce dall’impresa dell’assalto alle Botteghe oscure, decise il gran salto nella Dc. “Infiltrarsi nel sistema” era la parola d’ordine. E oggi mi chiedo, tanto tempo dopo, se alla fine il risultato è lo stesso perché ci hanno fatto litigare con la Dc per quarant’anni e passa?Il potere come unica meta è la fine della politica, perché prima o poi il potere lo si perde e ci si squaglia come il Partito democratico. L’identità valoriale è l’unico collante che permette di restare in piedi. Ma Fini e i suoi ci rinunciano, resta solo qualche album di famiglia da sfogliare nel momento del trapasso e via…. Alla nuova avventura, senza nemmeno fregiarsi del titolo di corrente.“Tutti ci mettiamo in discussione”, ha detto. E non c’è dubbio…Noi dobbiamo saper giocare bene le nostre carte, a partire dalle prossime elezioni Europee. Non abbiamo accettato di confluire nel Pdl per scelta nostra e la rivendichiamo. Ma saremo capaci di giocare una partita di alleanze antisbarramento per ricominciare dalle sedi comunitarie il percorso istituzionale della destra italiana.Non siamo disponibili a gridare al vento, ma vogliamo decidere il nostro destino su obiettivi precisi sui quali ci alleeremo con chi ci sta.L’autonomia diventa il valore più importante in una politica di nominati.
dal blog di Francesco Storace.