dal blog di Francesco Storace

Rischio bavaglio per i blog, uno degli strumenti attualmente più utilizzati su Internet per lo scambio di idee e informazioni.La libertà di informare è in pericolo e la responsabilità è ancora una volta della politica e dell’uso, distorto e improprio, che ne fanno i cosiddetti “politici di professione”. Cambiano i Governi e i loro protagonisti, ma non mutano i tentativi di dare un colpo mortale alla libera espressione e all’articolo 21 della Costituzione (“Tutti hanno diritto di manifestare il proprio pensiero con la parola, lo scritto e ogni altro mezzo di diffusione”).Un disegno scellerato e liberticida, che accomuna due signori apparentemente molto diversi l’uno dall’altro, vale a dire Prodi e Berlusconi.

A ottobre del 2007 fu approvato il disegno di legge dell’allora sottosegretario alla Presidenza del Consiglio, Ricardo Franco Levi, che prevedeva per tutti l’obbligo di registrarsi al Roc, il Registro degli operatori della comunicazione dell’Autorità delle Comunicazioni (AgCom) e la conseguente estensione sulle loro teste dei reati a mezzo stampa. Con la caduta del Governo Prodi il testo è rimasto, per così dire, incompiuto.Un anno dopo, il progetto di legge gira nuovamente in Parlamento, sotto lo sguardo attento di un altro sottosegretario, questa volta del Governo Berlusconi, Paolo Bonaiuti.Gli obiettivi, sostanzialmente, sono rimasti gli stessi: riformare il settore dell’Editoria limitando la libertà di informazione. Altro che Popolo della libertà: minare la rete è uccidere la democrazia. Blog, pagine personali, siti amatoriali, il futuro sembra davvero appeso a un filo.

E se Levi risultò alquanto ambiguo nel definire obblighi e responsabilità delle attività editoriali interessate dal provvedimento, sulla stessa linea sembra muoversi l’attuale Governo, con Bonaiuti pronto a battersi per “una legge che tenga conto dell’ottica moderna, cioè quella della multimedialità”. Come? Costringendo al silenzio le voci su internet, i blog alla chiusura, censurando il libero pensiero, insomma.Un intervento che punta a monopolizzare l’informazione nelle mani di poche, controllabili, testate. Una legge degna del peggior regime totalitario, che rischierebbe di far precipitare il Paese nel buio informativo.L’auspicio è che Bonaiuti non voglia seguire il cattivo esempio del precedente governo e che la sua appartenenza a un gruppo politico che si definisce liberale si traduca in una vera liberalizzazione del sistema informativo nazionale e non in tentativi di limitazione delle nuove realtà comunicative.

Internet rappresenta una straordinaria opportunità di informazione, apprendimento, svago e comunicazione, anche se come ogni mezzo, oltre ai vantaggi, ha anche dei lati deboli (violenza, razzismo, pornografia, pedofili in agguato dietro chat, forum apparentemente innocui o linee telefoniche a pagamento celate dietro siti web).I blog sono siti autogestiti dove vengono pubblicate in tempo reale notizie, informazioni, opinioni o storie di ogni genere. Uno spazio dove scrivere i propri pensieri, pubblicare foto e video e attorno al quale si ritrovano in tanti, con il medesimo obiettivo di condividere degli interessi comuni. Per aprire un blog basta registrarsi al sito che offre questo servizio.

Se il ddl Levi-Prodi puntava a costringere ogni blogger a dotarsi di una società editrice con tanto di direttore responsabile, iscritto all’albo dei giornalisti e il Codice penale in agguato, come fa il popolo della Rete a credere a quanto va predicando Roberto Cassinelli, parlamentare del PdL, membro della Commissione Giustizia della Camera, che adesso propone una legge che egli stesso definisce “salva-blog”?Secondo Cassinelli, essa “risponde all’esigenza di liberalizzare la circolazione delle idee e il mercato delle opinioni, senza introdurre ulteriori appesantimenti e controlli”, fermo restando che “la bozza non è definitiva”.Ma sarà proprio così? “Internet deve essere libero, non servono leggi” dice il popolo della Rete, ma per Cassinelli “libertà non significa anarchia e proprio per dare a internet tutta la credibilità e l’autorevolezza che merita è necessario regolamentarlo in modo equilibrato e serio”. Amen.

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