Il collegamento tra il cosiddetto “Saluto Romano” e il rito del “Presente”, manifestati a Ragusa il 29 aprile 2021 davanti alla targa toponomastica dedicata a Sergio Ramelli, “VITTIMA DELLA VIOLENZA POLITICA”, con una corona di alloro deposta per commemorare l’uccisione del giovane militante del Fronte della Gioventù, avvenuta nel 1975, appare forzato se associato all’apologia di fascismo. L’evento in questione, infatti, non era una manifestazione di carattere politico, nemmeno indirettamente, ma un momento dedicato al ricordo di un giovane, esprimendo una connessione spirituale e comunitaria con lui.
Sergio Ramelli è stato barbaramente ucciso da giovani appartenenti alla sinistra extraparlamentare di Avanguardia Operaia, colpito con una chiave inglese al cranio solo perché fiduciario del Fronte della Gioventù e per aver avuto il coraggio di scrivere un tema scolastico in cui condannava pubblicamente le Brigate Rosse. Solo dopo molti anni siamo riusciti a intitolargli numerose vie in Italia, compresa quella a Ragusa, iniziativa di cui sono stato orgogliosamente promotore.
In un certo senso, si è voluto riprendere simbolicamente il saluto che si svolse durante le sue esequie, rappresentando una sorta di estensione commemorativa di quel momento di addio. Salutare significa augurare benevolenza, un gesto di auspicio spirituale verso la persona destinataria. Si tratta di un gesto che si potrebbe definire espressione di una “Religiosità Laica”, lontana dall’azione politica o dall’adesione a ideologie che richiedano gesti o discorsi di natura politica.
Quanto avvenuto in via Sergio Ramelli era quindi un momento di dolore e riflessione, mitigato solo dalla speranza che episodi simili non si ripetano mai più, e privo di intenti polemici o propagandistici. In che modo un’iniziativa che esprime continuità di una comunione spirituale potrebbe essere considerata politica? Come si può interpretare un saluto o l’esclamazione “Presente” come un’esaltazione del fascismo come partito o regime?
Non si riesce a individuare quali minacce tali espressioni possano rappresentare per le istituzioni democratiche o quali implicazioni politiche o costituzionali esse possano avere. Tuttavia, una certa parte della sinistra, ormai distante dai temi culturali e sociali che un tempo caratterizzavano il suo programma politico, sembra trovare un appiglio nell’antifascismo come unica bandiera identitaria. Un antifascismo che, per citare una celebre espressione, rischia di ridursi a un vano “abbaiare alla luna”.
Per quanto riguarda il procedimento che mi coinvolge, lo considero un “processo politico” e pertanto sono sereno. La Sentenza n. 16153 del 18/01/2024 della Suprema Corte di Cassazione a sezioni unite ha stabilito in modo inequivocabile che il reato sussiste solo se durante queste riunioni è evidente il rischio di ricostituire il partito fascista, ormai disciolto.
Pensare oggi alla ricostituzione del partito fascista è del tutto irrealistico e anacronistico, qualcosa che nessuno si sogna nemmeno di immaginare. Le condizioni sociali, politiche e culturali di un secolo fa non esistono più, e ogni periodo storico va compreso nel contesto che lo ha generato. E’ come dire che oggi qualsiasi cristiano che fa il segno della croce debba essere etichettato come Guelfo.
E’ esistito un lato dell’antifascismo che aspirava a sottomettere questo Paese all’influenza dell’Unione Sovietica cercando di sostituire una dittatura con un’altra, una faccia dell’antifascismo militante che ha ucciso giovani e persone semplicemente perché si opponevano a questa visione. Abbiamo avuto un antifascismo, post conflitto, che era complice del Maresciallo Tito e ha causato le Foibe e l’esodo Giuliano Dalmata; un antifascismo che nell’immediato dopoguerra ha ucciso gente comune italiana, operai, preti, forze dell’ordine e funzionari dello Stato solo perché non condivideva le idee o non si schierava apertamente dalla loro parte o anche solo per convenienza personale.
I veri “fascisti rossi” del presente sono quelli che impediscono ai giovani di Gioventù Nazionale di esprimersi liberamente negli atenei universitari, un diritto che spetta a tutti gli studenti, indipendentemente dal loro orientamento politico. Sono quelli che si oppongono alla presentazione di un libro solo perché scomodo al pensiero e all’ideologia di sinistra o ancora gli “antifascisti” che ostacolano una manifestazione regolarmente autorizzata. Abbiamo ampia dimostrazione di come oggi, e gli eventi delle ultime ore me ne danno ragione, ad una certa parte politica sia impossibile esprimersi liberamente.
Oggi, l’antifascismo è diventato quasi una sorta di religione dogmatica con lo scopo di fare sopravvivere enti o associazioni che grazie alla strumentalizzazione del fascismo continuano a ricevere finanziamenti pubblici o, ancora, partiti politici che in periodo di elezioni, facendo “terrorismo mediatico”, raccolgono voti in assenza di una seria progettazione politica.
Non ho mai pensato, né cercato, di ricostituire il partito nazionale fascista. Il fascismo è ormai un capitolo chiuso e sepolto della storia, ma purtroppo “i fascisti rossi” sembrano non essersi mai estinti. Io mi riconosco nei valori di libertà, uguaglianza e giustizia, seguendo pienamente i principi della Costituzione.