È una lieta, anzi lietissima notizia. A Strasburgo hanno dato ragione all’Italia: il crocifisso nelle scuole pubbliche non offende nessuno, e men che meno il musulmano o l’ebreo, o l’ateo di turno.
E del resto, che Gesù offendesse qualcuno era davvero una tesi azzardata, quasi provocatoria. Al massimo Gesù, anche nelle scuole pubbliche, poteva indurre alla riflessione, ma non era lì per offendere nessuno, e certamente non chi in lui non crede. Anche perché il Cristo non è solo un simbolo religioso, ma è anche un simbolo morale ed etico; è il simbolo stesso della sofferenza umana e del rispetto di questa sofferenza. È l’emblema della dignità umana, piegata dall’arroganza e dunque è un monito contro questa arroganza.
Pochi l’hanno capito, e ancor meno persone lo capirà ora, vedendo in questa vittoria, la riaffermazione di chissà quale principio confessionale, quasi che la laicità dello Stato dovrebbe prescindere da qualsiasi elemento identitario. E che Cristo, al di là del suo significato religioso, sia pure il simbolo identitario di un popolo e di una cultura, non v’è dubbio. Per certi aspetti, più di quanto lo sia la bandiera italiana, che molti ieri sventolavano allegramente, scoprendo che non è solo un vessillo da agitare durante la classica partita di calcio Italia resto del Mondo.
Gesù naturalmente è qualcosa di più di una bandiera. Lui ha formato la nostra cultura, il nostro essere europei e italiani già prima che l’Italia fosse Stato e l’Europa fosse concepita come unita. Senza il crocifisso, il mondo occidentale non sarebbe quello che è oggi. E seppure in passato, in un lontano passato, in suo nome, sono stati commessi crimini e atrocità, è grazie alla grande forza simbolica che nel mondo occidentale hanno prevalso i concetti di dignità e uguaglianza, fraternità e carità.
E del resto, quando si entra in un’aula di scuola o di tribunale, è consolatorio vedere quella croce sopra l’insegnante o il giudice. Lo è per gli innocenti che invocano la sua grazia e la sua clemenza: che queste scendano su chi li deve giudicare e gli illumini. E lo è per i colpevoli che invocano il suo perdono. E infine lo è per chi apprende la cultura e la insegna, affinché il processo di trasmissione sia proficuo non solo per chi apprende ma anche per chi insegna.
Ecco, il crocifisso è questo, e lo è al di là del suo significato strettamente fideistico. Si può ammirare Cristo, lo si può persino pregare, senza la necessità e l’obbligo di rendersi cristiani. Perché alla fine l’uomo inchiodato sulla croce rappresenta l’umanità nella sua tribolazione perenne in questa esistenza. Escluderlo e cancellarlo, dimenticarlo o relegarlo a solo ruolo di simbolo religioso, significa soprattutto rinnegare noi stessi come uomini, prima che come cristiani…

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